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lunedì 29 giugno 2015

let it go... and let it be...


Quando penso a Tim Holtz penso ad una specie di Magic Man, un qualcuno che mi ha stregata completamente. 
Sia chiaro, non sono così scema da non rendermi conto quanto sia un grande imprenditore, soprattutto  di se stesso. Mi è ben chiaro che i suoi tutorial e tutto quello che ci gira intorno sono studiati per vendere i suoi prodotti. Sono consapevole che la metà dei suoi prodotti è assolutamente quanto di più lontano in genere faccio e più della metà non  mi servirà mai...
Ma di fatto io aspetto i suoi post delle 12 tag come un appuntamento importante.
Non per i tutorial in sé perché dopo 2 Chemestry e 3 Compendium, beh dai... sulla teoria mi sento abbastanza preparata.
A me piace l'incipit dei suoi post. Quando spiega un po' cosa è per lui questo mondo della creatività. 
Mi piace quando racconta l'embrace imperfection, quando insiste sul remember the now.
Mi piace perché è molto lontano da me. Direi diametralmente all'opposto. 
E quindi mi affascina. Molto.
Mi piacciono tantissimo quelli che agiscono di pancia (come ad esempio fa una delle mie Scrapper preferite). Ma io proprio non ci riesco. E quindi, al di là del divertimento e della soddisfazione a compitino terminato, questo resta il mio cruccio. 
A febbraio, quella che per me è la massima autorità sul mondo timholtziano (a me spesso piace anche più del Maestro, ma per lei quando lo dico bestemmio quindi lo dico ma non la nomino così se mi dovesse bacchettare posso sempre dire che non mi riferivo a lei...) mi aveva detto che dovevo osare un po' di più, non limitarmi a riprendere i passaggi di T!M limitandomi magari a cambiare i colori... questo è un modo per far si che questo viaggio sia il più autentico possibile. Non per quanto riguarda un ipotetico iter scolastico,  ma proprio per me, visto che anche io, come molte delle persone che aspettano l'appuntamento delle tag, lo faccio perché mi fa stare bene. E' come se fosse un momento tutto mio, dove pur all'interno di qualche regolina, posso fare tutto quello che voglio.

Questo mese Tim parlava della semplicità e della complessità. Invitava ad indagare questi due aspetti in un progetto.

Sono partita da una sensazione. Lui usa uno stencil nella sua tag per creare l'idea del plaid. 
Io a dire il vero se non lo avessi letto non ci avrei mai pensato. 
A me sembrava un prato. Senza plaid. 
Io, il plaid, proprio non lo avevo visto.  
Quindi, visto che il prato mi ha fatto pensare ai fiori e alle foglie,  ho pensato che  per la tag di Giugno, mi sarebbe piaciuto perdermi in un giardino/bosco.  Così ho tirato fuori uno stancil di Tommaso Bottalico con delle foglie e usando il DIY DISTRESS INK ho fatto il mio sfondo.
Non ne ero entusiasta (io gli stencil li odio) ma poi ho pensato che per prima cosa che è solo uno sfondo, ed in secondo luogo c'è comunque l'embrace imperfection a giustificare ogni cosa,  quindi ho proseguito ben motivata.

Molto semplice, non volevo chissà cosa, del resto già tutti questi colori mi richiedono un grande sforzo.
Mentre la costruivo però mi rendevo conto che volevo continuare a giocarci e per continuare a giocarci dovevo aggiungere dettagli... quindi... Rock Candy, fiori colorati con Wink of Luna o di acetato sporcati con Picket Fence Paint cuciti ...
Forse è questa la complessità dello sguardo? L'insistere sul particolare anche più semplice.. non lo so. Ci devo pensare bene.
La scritta è fatta a mano, non avevo voglia di cercare il timbro e secondo me scritto a mano ci stava comunque meglio.
Piccolo Charm a chiudere il fiocco, regalatomi dalla mia sorellina Monica et voilà... pronta per la prossima, mancano poco più di 24 ore al post di luglio di T!M... chissà questa volta dove mi porterà...
K&H
M!R