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venerdì 28 marzo 2014

Ermeneutica dell'odore


Ultimamente mi scopro persa fra i miei pensieri in maniera diversa.
Mi ci crogiolo. Me la racconto su. Sarà che mi sono riappropriata della mia vita e che le giornate sono davvero più lunghe e piene di cose interessanti, mentre prima volevo solo annullarmi nel letto, io  davvero non lo so, ma mi ritrovo a filosofeggiare (non a filosofare, me ne rendo conto) su dettagli a dir poco insignificanti.
Ad esempio, questa volta tutto è nato da un viaggio a Londra di 10 giorni fa per andare a trovare la mia sorellina. Appena scesa dal mio trenino alla stazione di London Bridge, una vampata di un odore di fish and chips mischiato a vinegrette mi ha colta peggio di un'inalazione di Brocovaleas ed ho pensato "ecco ci siamo, sono a Londra".
In realtà c'ero già da un'oretta fra controllo passaporto e viaggio in treno, ma ne sono stata consapevole solo con quella zaffata. E così, mentre percorrevo tutto il binario ed il tunnel che mi portava dalla mia Iaia che pazientemente e compostamente era ad aspettarmi...


… ho iniziato a pensare se anche gli altri luoghi che amo avessero un profumo così definito da darmi la certezza di dove sono. E mi sono accorta che è così. Il profumo di Rodi Garganico è di mare con note di agrumi (tranne il corso principale, lì l'unico odore è quello delle pizzerie/puzzerie al trancio che fanno urlare vendetta ad una cultura culinaria di prim'ordine), la casa della nonna sapeva di sapone di marsiglia e di pop corn appena fatti, la casa di zia Lina sa di vaso di olive appena aperto, quella di zio Salvatore di camino appena spento, Friburgo di cioccolata calda, il colle di Bolzano di strudel con tanta cannella, Milano di cornetti appena sfornati, New York di Martini mischiato a zucchero filato, Edimburgo di uova strapazzate, Boston di caffè!

Sicuramente saranno solo impressioni mie, sono odori particolari, soggettivi, che non sono in grado di descrivere appropriatamente, ma che ogni volta che sento, anche solo attraverso il pensiero ed i ricordi, ecco… mi riportano lì. Quelli di cui ho parlato sono profumi che mi fanno stare bene. Sono quelli che mi evocano i posti felici il cui solo ricordo riesce a cullarmi. Il discorso si potrebbe fare anche in negativo, ma in tutta onestà non mi sembra il caso di perdere davvero tempo.

E così ho pensato che le persone che amo hanno tutte un profumo che mi piace. Non so se mi piacciono loro e di conseguenza anche il loro profumo o se accade il contrario: mi piace il loro profumo e quindi do loro una possibilità dato che -non sembra- ma sono una assolutamente selettiva;-)

Un profumo che mi fa stare bene davvero è quello della mia amica-sorella Antonella. Mi tranquillizza. Ed in effetti Anto ha questo potere su di me: quando non sto bene, soprattutto fisicamente, lei ha il potere di razionalizzare il quadro in modo da gestirlo.

La mia mamma sa di crema per il viso. Un qualcosa di fresco e pulito. E' un odore che mi riporta parecchio indietro con il tempo e che associato alla mia mamma mi fa pensare sempre che non c'è luogo più sicuro  e pulito al mondo di quello in cui siamo a posto con la nostra coscienza e con il cuore degli altri. Solo lì si può respirare davvero aria fresca.

Ma quello che più mi piace in assoluto è il profumo del pane appena sfornato. E' un profumo particolare. E' quello della mattina presto, di quando tutti dormono e qualcuno sta già lavorando. E' il profumo del silenzio, di quando un po' d'acqua con soffio di farina fa nascere quanto di più buono si possa immaginare. Quando la pazienza della lievitazione esplode nella bontà che nasce per essere condivisa. Quando l'eccellenza è dovuta alla scelta di alimenti semplici, ma di assoluta qualità. Quando sono i dettagli davvero a fare la differenza. Insomma, questo è il profumo che si respira in un laboratorio di panetteria, dove, fra michette e pagnottelle, sono cresciuta io! E' il profumo del mio papà. E mi sono accorta che nessun altro odore al mondo riesce a darmi contemporaneamente le coordinate di chi sono, di dove sono e di dove devo andare. Insomma credo davvero che non esista nulla di così profondamente evocativo e sostanziale nel medesimo tempo per me.
Ho scoperto anche che Anne-Sophie ha un odore molto simile, un po' biscottato forse, ma ugualmente di buono.

E così, arrivando a pensare al pane a ai biscotti, mi è venuta voglia di cucinare (non lo facevo da molto, quindi la voglia era davvero parecchia). Ho un santo timore reverenziale per il pane, non mi azzardo a farlo da sola. Penso davvero sia roba per professionisti. Ma visto che avevo a casa un sacchetto di farina integrale mi sono cimentata in biscottini per la colazione. Devo essere sincera. Sono venuti uno schifo e quindi non  condividerò la ricetta, però erano di forma perfetti e quindi ho pensato di usarli come sfondo per il mio nuovo progetto come timbrina. Qui trovate il tutorial per la colorazione dei capelli con i distress. E di seguito alcuni dettagli della mia scatolina porta biscotti.







Nel caso in cui vi stesse chiedendo come fanno i legnetti a rimanere in piedi così bene nella tazza… semplice: li ho infilzati in un biscotto;)

Grazie per essere passati di qua
K&H
M!R